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Una specie inseguita da tempo ma che, in un modo o nell'altro, era sempre riuscita a sfuggirmi mandandomi indietro squame, ami divelti e terminali ''sventolanti''.
Questa faccenda aveva fatto diventare la sua ricerca, un'ossessione vera e propria!
Ad aumentare lo stupore per la prima cattura, la conformazione dello spot con una batimetrica insolita che non superava i 7 m di profondità. La presenza di una linea di ostacoli sommersi alternati a grosse buche si è rivelata la perfetta zona di attacco, a circa 40 m dalla linea di costa. Questa distanza presupponeva la necessità di posizionare l'esca almeno 15-20 m oltre la potenziale zona di strike. Era necessario l'utilizzo di esche con una lunga gittata per effettuare i primi lanci, fondamentali per presentare l'artificiale nel miglior modo possibile.
Lo Storm So-Run Heavy Minnow, in questa circostanza è stato geniale! Esca compatta, corta e pesante, con i suoi 42gr di peso per la versione di 11 cm, ma dotata particolare paletta con forma allungata che conferisce varie tipologie di nuoto secondo le modalità e profondità alle quali viene recuperata. Un branco di dentici in frenesia ha inseguito l'esca fin quasi a terra, per poi sferrare l'attacco ''a vista'' al lancio successivo, quando l'esca nuotava in orizzontale, a circa 1,5 m sotto il pelo dell'acqua.
Questa tipologia di recupero, senza lasciare che l'esca scenda sul fondo, si traduce in un nuoto ad ampie sbandate laterali totalmente irregolari e in numero ridotto; ideale è quindi personalizzare il movimento con energiche jerkate, stop e accelerazioni ripetute.
Al contrario, quando lo spot ha una parete verticale e permette di scendere nel blu profondo, probabilmente l'habitat per il quale l'Heavy Minnow è stato progettato, questo artificiale esprime il meglio: già sui semplici recuperi lineari, oppure staccato dal fondo in direzione obliqua, aumenta a dismisura il numero di scodate ma grazie al maggior attrito, mantiene un nuoto regolare con elevatissimo numero di vibrazioni. Il massimo a questo punto si ottiene da un'animazione veloce con frenate e ripartenze fulminee, da realizzare contestualmente con mulinello e movimenti della canna verso l'alto.
Gli ''stop'' sul recupero, in risalita veloce, permettono al predatore di afferrare l'esca: ormai annebbiato dalla frenesia attende solo di scegliere il momento opportuno per sferrare l'attacco sulla preda in difficoltà. Esattamente quello che si è verificato in occasione della seconda cattura; attacco pressoché in verticale e combattimento che richiede manovre ben precise, visto che molte specie tentano subito di trovare riparo sulla murata profonda sotto i nostri piedi. Tenere il filo in verticale o meglio con un'angolazione che direzioni il pesce verso il mare aperto, è decisivo, ma non sempre fattibile a causa delle condizioni del mare, che vanno sempre valutate attentamente.
Tanti fattori possono determinare il vincitore in questo tipo di "duelli", come il filo terminale, il nodo di giunzione, la potenza della canna e la precisione della frizione, che entrano in gioco quando è necessario forzare per tirare fuori il pesce dalle rocce.
In questo caso specifico, trecciato Sufix 832 + terminale Sufix Superior e il nuovo Shimano Twin Power SW 5000 abbinato alla solita canna Ocea BB Metal jig, hanno fatto da spalla a un'esca dotata di armatura passante, robuste ancorette VMC, lanciabilità ''da jig'' e con una buona resistenza delle rifiniture esterne anche dopo gli attacchi di Serra, Barracuda e Dentici.
In definitiva un'esca polivalente e funzionale per la ricerca di molte specie, anche di caratura maggiore, sicuramente destinata a far parlare di sé, specialmente tra gli appassionati delle varianti medio - pesanti dello spinning in Mediterraneo.
Andrea Giardina