Pubblicato il 10-08-2015 in Magazine

Carpfishing adventures in Francia con Davide Decataldo

Chissà perché ma tutti siamo colpiti dall’estero. Avete presente i sogni di pescate incredibili in acque sconosciute, dopo lunghi viaggi in macchina con gli amici di sempre? Un’emozione senza fine.
Ed ecco perché, appena può, un carpista molla gli ormeggi e va lontano, alla larga da stress e monotonia.

La Francia è un po’ il nostro Jurassic World: acque incredibili, pesci mastodontici, clima pazzo che può cambiare da un momento all’altro. Ma non ci ferma nessuno, neanche pesci diffidenti, dispettosi, quasi divertiti nel prendersi gioco dei nostri inneschi. Eppure, lo spot è quello giusto: ci siamo informati e sappiamo che è lì che dobbiamo pescare. Le vediamo, sono lì a portata di canna, ma non mettono la testa giù. Forse stanno subendo ancora l’influsso della frega e delle fatiche “amorose”.

Che fare? Di sicuro, non ci arrendiamo. Cambiamo l’approccio, rendendolo sempre più raffinato e “sottile”, con ami piccoli ed esche minuscole. Pellet, tanto pellet in diametri molto contenuti, per creare una sorta di nuvola attrattiva sul fondo che sia al contempo forte ma volatile, per non riempire il pesce né con gli aromi né con la “ciccia”.

Davanti, il lago; nella mente la speranza che quella carpa che stai vedendo salire su e giù sopra gli inneschi metta il muso in basso e cominci a nutrirsi di quel che le hai donato. Sbam! La cima di una canna si muove di colpo ma l’avvisatore suona appena. Sobbalzo. “Ci siamo”. Ma no, è ancora uno scherzo: tutto tace per ore interminabili. Fino a quando la botta diventa sonora, un sibilo forte, inarrestabile, la canna che salta sul pod e il mulinello che quasi fuma. Che partenza! Si aprono le danze con una bestia che tira più di un T-Rex, non vuole saperne di venire a riva. Ma la pazienza viene ripagata, con una guadinatura perfetta e dolce di un pesce che si è arreso solo dopo aver dato tutto. 

Il primo, ma non l’ultimo, perché la strategia comincia a pagare e riusciamo a portare a riva diversi esemplari, e alcuni sembravano proprio quelli che avevamo visto a galla poche ore prima. È il fascino della pesca: non ti dà niente per interminabili ore, a volte giorni, e poi ti fa diventare sovrano del tuo piccolo regno di emozioni. 

Torniamo dalla Francia arricchiti di esperienza e di ricordi che porteremo con noi per sempre, sicuri che qui torneremo a sfidare carpe che ci sono anche da noi, solo che… sono un pochino più affascinanti per tutto quello che gira intorno a pescate così. 

Au revoir, France!

Davide Decataldo